Non si tratta di una canzone popolare. E' però chiaramente
indirizzata al popolo: e chi mai avrebbe dovuto convincersi che
lavorare in fabbrica, anzi in fonderia fino a prima sera è
una benedizione?
Così l'autore delle parole imita nel ritornello i "fiorini",
quel tipo di stornelli popolari che si compongono di tre versi
il primo dei quali nomina un fiore. Coi nomi dei fiori qui fanno
rima alcune famose parole d'ordine del fascismo: "credere,
obbedire, combattere" "noi tireremo dritto" ecc.
Confronta anche con questa contemporanea "Stornellata decalogo
fascista di La Freccia: "Fiore di luce, - dev'essere per
te molto tenace, - tutto quello che dice il nostro Duce. - Fiorin
di Dalia, - come entusiasta fosti alla vigilia, - sii sempre pronto
per l'onor d'Italia! - Fiori più belli - se nell'amor non
vuoi commetter falli, - ama i compagni tuoi come fratelli! - Fiore
dei campi, pensa sempre con fede aciò che compi, - perchè
da te si partono gli esempi! - Fiore di serra, - mai la bestemmia
sul tuo labbro scorra - e prega sempre Iddio per la tua terra!
- Fior da sbocciare, - saran sempre per te più belle l'ore
- che passi per la Patria a lavorare. - Fior di frumento, - nel
lavoro che al labbro chiama il canto, - suggella di squadrista
il giuramento!"
In diverse espressioni del testo si avverte anche l'influsso del
futurismo. Notevole anche il tono perentorio della voce di Carlo
Buti.
Al suon della campana mattutina
si sveglia il sole con i raggi d'oro,
mi affretto per andareall'officina
luce di vita e fonte di lavoro.
I miei Balilla dormono
ed il mio cuore fra di lor rimane:
sono tranquillo d'animo,
nella casetta mia non manca il pane.
E per la strada canto
questo stornello che mi è caro tanto:
Fior d'ogni fiore,
patria e famiglia sono il nostro amore,
mastro Benito ci ha forgiato il cuore.
L'opera ferve attenta ed operosa,
il maglio batte ed arde la fornace,
il braccio ch'è di acciaro e non riposa
produce per la guerra e per la pace.
E veglia un grande artefice
nella fucina d'ogni nostra gente,
per rendere l'Italia
sempre più grande e sempre più potente. Ed io lavoro
e canto
questo stornello che mi è caro tanto:
Fior da gradire
il duce ha detto: "credere, ubbidire,
combattere per vincere, o morire."
E passa il giorno e torno a casa mia,
fiero e contento, quasi a prima sera,
al dolce suono dell'Avemaria
io benedico la camicia nera.
I miei Balilla aspettano,
con essi son la madre, il mio tesoro,
vicini a me si stringono
mi baciano le mani del lavoro.
Ed orgoglioso canto
questo stornello che mi è caro tanto.
Fior di mughetto,
noi tirerem diritto, è tutto detto,
per ogni vanga e libro c'è un moschetto:
a noi!